CNA Produzione: “Per sostenere la domanda e i consumi la leva fiscale è strategica. Chiediamo di rendere strutturale l’ecobonus, mantenere al 65% l’incentivo fiscale per i lavori di efficientamento energetico, introdurre la cessione del credito alle banche per tutti i potenziali interessati”
Ancora luci e ombre per il mercato dei serramenti negli edifici residenziali e non residenziali: è quanto emerge dal secondo Rapporto congiunturale previsionale sul mercato dei serramenti in Italia, curato dal Cresme con la collaborazione del Consorzio LegnoLegno e presentato oggi nell’auditorium nazionale della CNA.
Secondo il Rapporto tra quest’anno e il 2021 la previsione di crescita annua è dell’1,4% per il comparto residenziale e dell’1,6% per il non residenziale. In totale 5,55 milioni di unità di cui 5,34 milioni nel residenziale. Positivo anche l’andamento delle esportazioni. Nel 2018 dovrebbero registrare un incremento del 2,6% sul 2017 toccando i 614 milioni circa, a fronte però di importazioni aumentate del 9,3% e salite a quasi 234 milioni.
“Questi dati non devono far dimenticare, comunque, che il mercato dei serramenti è stato duramente colpito dalla crisi che ha lasciato ferite profonde, e non rimarginate, nel corpo della nostra economia, colpendo in particolar modo il mondo delle costruzioni”, si legge in un comunicato di CNA Produzione.
“Il mercato di riferimento del settore – continua la nota – è principalmente quello del recupero edile, a causa della diminuzione degli investimenti nelle nuove costruzioni. Per sostenere la domanda e i consumi la leva fiscale è strategica: dal 2007 a oggi il cosiddetto ecobonus ha generato un fatturato superiore ai dieci miliardi per il settore dei serramenti nel suo complesso. Ci preoccupa, perciò, una eventuale rimodulazione degli incentivi dopo la riduzione al 50% del bonus per la riqualificazione energetica: i primi dati già evidenziano una contrazione del mercato. Per evitare un ridimensionamento del settore, la crescita dell’abusivismo, delle emissioni di anidride carbonica e degli acquisti all’estero di gas e petrolio, chiediamo al governo di: 1) rendere strutturale l’ecobonus; 2) mantenere al 65% l’incentivo fiscale come stimolo a rendere più efficienti energeticamente gli edifici e differenziarlo così dal bonus per ristrutturazione che è del 50% ma che prevede limiti di trasmittanza termica meno performanti; 3) introdurre per tutti i soggetti potenzialmente interessati all’ecobonus la cessione del credito alle banche in luogo della detrazione per consentire un effetto moltiplicatore sulla domanda interna”.