Tenuta dell'export agroalimentare italiano negli USA nel I sem. 2020 (+1,9%), nonostante crisi COVID e dazi USA in vigore da ottobre. Performance molto positive per pasta, salse, prodotti da forno e conserve vegetali. Calo per export di formaggi, spirits e alcune categorie di salumi. I dazi aggiuntivi su Francia e Spagna permettono all'Italia di guadagnare posizioni di mercato su vino e olio d'oliva.
1. Sulla base dei dati del Department of Commerce, elaborati da ICE New York, si riportano i principali sviluppi relativi all'andamento, nel primo semestre 2020, dell'export italiano negli USA nel settore agroalimentare e i principali filoni di coordinamento Ambasciata-ICE per le prossime attività promozionali in questo ambito.
2. Nel primo semestre 2020, a fronte di una contrazione significativa del valore complessivo dell'export italiano negli USA (-19,2%), le spedizioni relative al settore agroalimentare e bevande hanno fatto registrare un andamento positivo, con un aumento dell'1,9% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Si tratta di un dato interessante che conferma una domanda fortemente consolidata da parte degli operatori e consumatori USA rispetto alle importazioni di prodotti food & beverage dall'Italia, in linea con l'importante trend di crescita degli ultimi anni.
Nell'ultimo triennio il nostro export in questo ambito è passato dai $4,6 mld nel 2016 ai $5,4 mld nel 2019, un aumento del 17,4% e una quota di mercato che ha raggiunto il 3,4% (dietro a Messico e Canada, di gran lunga i principali Paesi fornitori, e Francia, nostro principale competitor, con un export di $6,4 mld nel 2019 e il 4,1% di quota di mercato).
3. Riguardo l'andamento degli specifici settori, occorre distinguere tra ambiti che hanno fatto registrare performance molto positive (anche per le dinamiche di accaparramento di generi alimentari a cui si prestano alcune nostre produzioni) ed altri che hanno invece subito rallentamenti, anche rilevanti, per le ripercussioni della crisi COVID e per gli effetti dei dazi imposti dall'Amministrazione USA l'ottobre scorso nel contesto della disputa Airbus-Boeing.
4. Tra i settori che hanno visto un incremento dell'export nel primo semestre 2020, si segnalano pasta ($223 mln, in crescita del 27,3%), salse e altre preparazioni alimentari ($155,6 mln, +20%), prodotti da forno ($96,9 mln, +20%) e conserve vegetali ($115,2 mln, +5,2%).
Anche la principale voce del nostro export agroalimentare, costituita dai prodotti vitivinicoli, fa registrare una performance positiva ($980,4 mln, in crescita dell'1,8%), molto importante anche alla luce del leggero rallentamento verificatosi nel 2019 (-1,3%); crescono in particolare i vini spumante ($226,8 mln, +4,7%). Particolarmente positive le spedizioni dei nostri vini aromatizzati ($68 mln, +47,2%), ambito in cui dominiamo il mercato con una quota pari all'88,5%.
Sostanzialmente invariato il trend delle spedizioni di olio d'oliva ($250,3 mln, -0,1%), seconda voce principale del nostro export agroalimentare negli USA.
5. Tra le categorie di prodotto in difficoltà si segnalano in particolare i formaggi ($137,8 mln di export, in diminuzione del 22,7%), le acque minerali ($109,9 mln, -4,7%), le carni lavorate ($58,5 mln, -8,6%), i superalcolici ($58,2 mln, -21,3%) e il caffè (46,9 mln, -16%).
Il calo in alcuni casi potrebbe essere legato anche all'impatto dei dazi USA che hanno colpito in particolare il nostro settore caseario, quello dei superalcolici (liquors e cordials), e quello dei salumi. Con riferimento a questi ultimi, i prodotti colpiti dai dazi (es. i prosciutti cotti prepared/preserved) hanno subito un significativo calo delle spedizioni (-70,4%), mentre quelli risparmiati dagli stessi (es. prosciutti crudi DOP) hanno registrato performance positive (+46,4%).
6. I dati statistici relativi al nostro export agroalimentare verso gli USA nel primo semestre 2020 forniscono un quadro non omogeneo. Nel complesso, le nostre spedizioni tengono bene e grazie all'incremento dell'1,9% in valore, diveniamo il quarto fornitore USA, dopo Messico, Canada e Cile e davanti a Francia (-17,5%), che scavalchiamo.
Gli effetti dei dazi USA, che hanno colpito in misura maggiore i Paesi del Consorzio Airbus (Francia, Germania, Spagna e UK), hanno permesso all'Italia di guadagnare posizioni di mercato, in particolare in relazione al vino (dove diveniamo primi fornitori, scavalcando la Francia e con un aumento della quota di mercato dal 31,5% al 35,3%) e all'olio d'oliva (dove pure diveniamo primi fornitori, scavalcando la Spagna, ma con una quota di mercato sostanzialmente invariata per effetto del sensibile aumento delle importazioni dalla Tunisia, che hanno in parte sostituito quelle spagnole).
Al tempo stesso i dazi USA cominciano a penalizzare alcuni nostri settori (formaggi, salumi, spirits), che sono al contempo impattati anche dal COVID, in quando venduti e distribuiti tramite il settore Ho.re.ca in forte crisi e subiscono una agguerrita concorrenza locale. Questa Ambasciata è in stretto raccordo con la rete degli Uffici ICE per fare il punto sui programmi di promozione a sostegno di tali prodotti, partendo dalle attività della Settimana della Cucina Italiana a novembre e con nuovi progetti GDO in fase di programmazione per il 2021. “