Il trattato di libero scambio tra UE e Canada è in vigore da 10 mesi – e l’export italiano è in aumento.
Ceta sì, Ceta no?
Negli ultimi giorni è la domanda ‘più in voga’ nelle agende dei politici italiani, come se rispondere a tale quesito fosse la cosa più difficile al mondo.
Eppure uno studio attento sugli ultimi numeri renderebbe alquanto facile rispondere ‘sì’, infatti, l’accordo ha rinforzato il mercato italiano in America Settentrionale.
La maggior parte delle PMI di bandiera sono a favore della ratifica, poiché la riduzione del 98% dei dazi ha reso più facile il processo di internazionalizzazione, inoltre, sono consapevoli che un mercato chiuso porterebbe benefici soprattutto alle multinazionali.
Con il Ceta le vendite del Made in Italy sono aumentate del 8% e, la prospettiva futura da qui ad un anno, è che le imprese vedranno salire il proprio fatturo di almeno 400 milioni di euro; accompagnato da una significativa percentuale di nuovi posti di lavoro.
Con la speranza che questi numeri vengano studiati approfonditamente da chi ha in mano le sorti delle piccole aziende, perché non si sa mai potrebbe cambiare idea.
Alcune importanti misure che il Ceta porterebbe con sè: riduzione del 98% dei dazi reciproci, le imprese europee potranno partecipare agli appalti pubblici in Canada ed introduzione di misure a contrasto dell’Italian Sounding.