Il volume del credito erogato dalle banche alle imprese di Roma e del Lazio era già diminuito del 37% dal 2008 al 2018, ponendo la nostra Regione tra gli ultimi posti nella classifica del Paese. Un dato drammatico, che in tempi di Coronavirus, nonostante i Decreti Cura Italia e Liquidità, è persino peggiorato.
Prendendo in analisi le domande di garanzia presentate al Fondo Centrale di garanzia dal 17 Marzo al 20 Maggio, relative ai famosi “25.000 euro” garantiti al 100% dallo Stato, scopriamo che le imprese di Roma e del Lazio sono al quint’ultimo posto nella speciale classifica dei finanziamenti, con il 4,13% dei finanziamenti. L’importo medio finanziato, pari a 20.860 euro è in linea con i dati nazionali.
Un confronto impietoso emerge nel paragonare i dati dei finanziamenti fino a 25.000 euro con quelli del Prontocassa della Regione Lazio: per quest’ultimo bando furono presentate 42.000 domande, alla fine tutte finanziate, in un unico giorno per richiedere i 10.000 euro di FareLazio. In due mesi sono state presentate solo 27.000 domande per “i 25mila dei provvedimenti nazionali”.
Questo dato evidenzia le grandi difficoltà delle piccole imprese nel rapporto con le banche, complessità che è emersa in maniera ancora più prepotente in emergenza Covid e soprattutto nelle grandi città come Roma.
La CNA di Roma, ritiene che sia necessario un cambiamento radicale di passo ed un balzo in avanti perché sono ancora troppo poche le imprese che sono riuscite ad accedere al credito e questo non è un elemento da sottovalutare, poiché la mancanza di risorse può provocare un vero e proprio collasso del comparto produttivo del territorio della Capitale, anche in considerazione del lento riavvio che avrà il comparto del turismo nella città.
Sicuramente è giusto dedicare energie e mezzi ai temi della sicurezza e della salute, ma al contempo non si può lasciare indietro un’azione reale, concreta sul tema del credito inteso come disponibilità finanziaria da far giungere immediatamente sui conti delle aziende e che diventa ogni giorno di più la discriminante per la sopravvivenza o meno di interi comparti produttivi. In questo senso, gli imprenditori della città soffrono perché non riescono a vedere concretizzarsi quasi nessuna delle norme sul credito e questo fenomeno frustra le aspettative e rischia di generare profonda tensione. Per rimettere in moto l’economia locale servono azioni concrete che devono avere al centro il fattore tempo che deve diventare anche la misura della qualità del credito.