Arriva a 10mila unità il numero dei negozi sfitti a Roma, ma alla luce della decisione presa ieri in Commissione alla Camera di respingere gli emendamenti contenuti nel Milleproroghe sul ripristino della cedolare secca sugli affitti dei negozi, la cifra non potrà che salire. La motivazione addotta, ovvero che l’applicazione sarebbe costata 261 milioni di euro, ci sembra debole, in quanto si sarebbero potuto recuperare ingenti risorse semplicemente alzando la web tax.
Come possiamo tollerare che giganti come Amazon abbiano una tassazione del 3%, mentre, come rilevato dall’Osservatorio CNA sul fisco, le piccole imprese a Roma subiscano una pressione fiscale pari al 67% del reddito totale?
“Ancora un provvedimento che va nella direzione di affossare artigiani e commercianti, visto che la cedolare secca è una misura che permette di calmierare il costo degli affitti. La sua mancata reintroduzione potrà avere come conseguenza più evidente, quella di spopolare il Centro Storico dalle botteghe artigiane a favore delle grandi catene commerciali e di spazzare gli esercizi di prossimità che sono presidi sul territorio di decoro e legalità. Esattamente il contrario di quanto sta facendo il sindaco De Blasio a New York.
La sterilizzazione dell’aumento dell’IVA avrebbe dovuto aiutare a far ripartire l’economia, ma non è bastata, dal momento che sulle imprese ricade il peso di sostenere misure come il reddito di cittadinanza, per di più con una flat tax ridotta e che andrebbe invece alzata a 100mila euro.
Abbiamo bisogno di provvedimenti seri, di politiche di sostegno per poter tornare a crescere, ed in questo scenario, il ripristino della cedolare secca diventa una priorità per la città di Roma su cui non si può fare un passo indietro”, commenta il Segretario della CNA di Roma, Stefano Di Niola.